La soppressata è un salume di qualità sopraffina (arriva fino a €60,00 al Kg.) tipico della Basilicata, dove la lavorazione della carne suina ha origini antichissime, testimoniate anche dagli scritti di Cicerone, Marziale, Varrone, Apicio che narrano della famosa LUCANICA…

Quasi tutti i paesi lucani hanno una loro tradizione nella produzione della soppressata.

I tagli utilizzati sono di prima scelta (filetto e muscoli della coscia) e provengono da maiali alimentati in modo naturale. La carne, che viene tagliata a mano con il sistema detto a “punta di coltello”, deve essere lavorata fino a ridurla ad un impasto omogeneo, cui si aggiungono cubetti di lardo, sale e pepe nero in grani. Segue l’insaccatura nel budello largo del maiale e la legatura, che danno l’aspetto tipico della soppressata, e il rassodamento sotto pressatura per circa 24 ore. Ogni pezzo alla fine avrà un peso medio di circa duecento grammi. La stagionatura dura dai quattro ai cinque mesi. Infine il salame viene leggermente affumicato. Oltre questo periodo si può conservare la soppressata in vasi di terracotta o di vetro con olio d’oliva o, meglio, sugna dello stesso maiale, lontana da fonti di calore. Al taglio il colore è rosso vivo, inframmezzato da cubetti bianchi di grasso. L’aroma è fragrante e leggermente speziato, il sapore è delicato e dolce.

ABBINAMENTI:
pane di Matera, lievitato naturalmente;
vino rosso Aglianico del Vulture.

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